Chi ha aderito a un fondo pensione si troverà, al momento del pensionamento, a dover effettuare delle scelte, a partire dal tipo di prestazione finale che si intende opzionare (rendita, capitale o rendita e capitale al 50%).
In questo articolo partiremo proprio dalla differenza tra le due tipologie di erogazione della pensione integrativa, per capire quali sono i requisiti utili a prendere una decisione. Vedremo, poi, come vengono calcolati capitale e rendita quando si sceglie di ricevere una parte in capitale.
Dopodiché, analizzeremo le tipologie di rendita che possono essere richieste a Fondo Telemaco a seconda delle proprie esigenze di tutela per sé ed eventualmente per i propri cari.
Pensione integrativa: rendita o capitale?
Quando si giunge al momento del pensionamento, una volta raggiunti i requisiti di legge, è possibile richiedere la pensione integrativa maturata attraverso l’adesione e la contribuzione al fondo pensione, a patto che l’adesione alla previdenza complementare sia avvenuta da almeno 5 anni.
Come anticipato, la pensione integrativa può essere erogata in tre diverse forme:
- rendita al 100%: un flusso finanziario periodico da integrare alla pensione pubblica;
- 50% del montante accumulato sotto forma di rendita, erogata come illustrato al punto precedente, e 50% sotto forma di capitale erogato in un’unica soluzione al momento del pensionamento;
- 100% in capitale erogato in un’unica soluzione, ma solo nel caso in cui l’adesione sia antecedente al 29 aprile 1993, oppure se convertendo il 70% capitale accumulato si ottiene una rendita annua di importo inferiore al 50% dell’assegno sociale (per il 2024 questo importo è pari a 534,41 euro, dunque la rendita non deve superare i 267,20 euro).
Quindi, è sempre possibile richiedere la rendita al 50% o al 100%, mentre per ottenere tutta la prestazione sotto forma di capitale in un’unica soluzione occorre rispettare dei requisiti stringenti.
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Come funziona la rendita del fondo pensione al 50%
Quando si sceglie la prestazione al 50% in rendita e al 50% in capitale occorre tenere presenti le modalità di determinazione degli importi.
Per la parte erogata in forma di capitale, il fondo pensione riconosce il 50% del montante accumulato, comprensivo dei rendimenti e al netto di spese e imposte.
Per la rendita il calcolo è un po’ più articolato, dal momento che occorre prendere in considerazione una serie di variabili al fine di convertire il restante 50% del capitale nell’importo periodico che verrà versato all’aderente.
Nel dettaglio, gli elementi da prendere in considerazione sono i seguenti:
- importo del montante accumulato;
- età del pensionando;
- dato nazionale sulla speranza di vita, cioè l’età media dei decessi nel nostro Paese (un’informazione che serve a stimare per quanti anni potrebbe essere pagata la rendita);
- genere dell’aderente, poiché la speranza di vita è tipicamente più elevata nelle donne rispetto agli uomini;
- tipologia di rendita prescelta, perché, come vedremo, è possibile ottenere diversi livelli di tutela per sé e anche per i propri cari.
Questi elementi determinano il cosiddetto coefficiente di conversione, che si applica poi al capitale per trasformarlo in rendita.
Quale rendita del fondo pensione scegliere?
Come anticipato, esistono diverse tipologie di rendita, il cui importo cambia a seconda del livello di tutela desiderato.
Per quanto concerne Fondo Telemaco, abbiamo le seguenti rendite:
- Vitalizia immediata: il pagamento avviene dal momento della richiesta e fino a che l’aderente rimane in vita;
- Reversibile: prevede il pagamento immediato di una rendita all’aderente, finché rimane in vita, e, dal decesso in poi, dell’intero importo della rendita, o di una sua frazione pari al 60%, 70% o 80%, da riconoscere al beneficiario designato, se superstite e finché in vita;
- Certa per 5-10 anni: rendita per un periodo certo di 5 o 10 anni, indipendentemente dalla permanenza in vita o meno dell’aderente. Se quest’ultimo muore prima del periodo certo della rendita, la rendita passa ai beneficiari fino ad esaurimento di tale periodo. Terminato il periodo certo di 5 o 10 anni, la rendita diventa vitalizia se l’aderente è ancora in vita oppure si estingue se l’aderente è nel frattempo deceduto;
- Controassicurata: in caso di morte del pensionato, ai superstiti sarà riconosciuto un capitale nel caso in cui, al momento del decesso dell’aderente, vi sia una differenza positiva fra la posizione individuale maturata al momento del pensionamento e la rata di rendita moltiplicata per il numero di rendite già riconosciute al pensionato prima del suo decesso;
- LTC (Long Term Care): questa opzione tutela i pensionati in caso di eventuali situazioni di non autosufficienza, sia temporanee sia irreversibili. Se questo accade, è previsto il raddoppio della rendita riconosciuta all’aderente per far fronte alle spese e alle necessità derivanti dall’impossibilità di compiere l’attività basilari del vivere quotidiano.
Dunque sia per quanto concerne la composizione della prestazione (rendita al 50 o al 100%), sia per la tipologia di rendita, occorre valutare con attenzione la propria situazione personale e familiare per poter fare la scelta che risponde maggiormente alle necessità presenti e future.
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