Redistribuzione del carico fiscale: sta sparendo la fascia media?
Redistribuzione del carico fiscale sta sparendo la fascia media

Redistribuzione del carico fiscale: sta sparendo la fascia media?

Come sono cambiati i redditi degli italiani tra il 2008 e il 2022? Quali dinamiche si osservano nelle diverse fasce di reddito e nei versamenti allo Stato sotto forma di imposte?

In questo articolo esploreremo i principali risultati dell’undicesimo Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate di Itinerari Previdenziali, che ha analizzato l’evoluzione dei redditi dichiarati e delle imposte versate dai cittadini negli ultimi 15 anni.

Approfondiremo poi la redistribuzione del carico fiscale nel periodo 2008-2022, evidenziando come siano cambiati i contribuenti e i loro versamenti al Fisco.

Infine, grazie alle analisi di Itinerari Previdenziali e alle tendenze emerse, rifletteremo sulle cause che potrebbero portare alla scomparsa della fascia media nel nostro Paese.

Come sono cambiati i redditi negli ultimi 15 anni?

L’undicesimo Osservatorio sulla spesa pubblica e sulle entrate 2024, curato da Itinerari Previdenziali, ha analizzato l’andamento dei redditi della popolazione residente in Italia negli ultimi 15 anni.

Un periodo peculiare ed eccezionale, segnato da crisi rilevanti come quella finanziaria del 2008, quella del debito sovrano del 2011 e quella pandemica del 2020. Nonostante queste difficoltà, in Italia si registra un incremento dei redditi complessivamente dichiarati, che nel 2022 hanno superato i 950 miliardi di euro.

La ricerca, però, evidenzia luci e ombre:

  • l’aumento complessivo dei redditi è stato del 21,44%, circa tre punti percentuali in meno rispetto all’inflazione, che nello stesso periodo (2008-2022) ha raggiunto il 24,16%;
  • i redditi sono cresciuti più del PIL, che ha segnato un +19,26%;
  • la spesa per il welfare ha registrato un aumento del 38%;
  • il gettito complessivo, ovvero il totale dei versamenti dei contribuenti allo Stato, è cresciuto del 23,16%, appena sotto il livello dell’inflazione;
  • l’IRPEF ordinaria è aumentata del 19,19%, mentre quella regionale ha segnato un +67,21% e quella comunale addirittura di un +95,35%.

Per quanto riguarda i prelievi locali, occorre sottolineare che il loro incremento è legato alla diminuzione dei trasferimenti statali, anche se gli importi complessivi rimangono relativamente modesti.

Come si è redistribuito il carico fiscale IRPEF nel periodo 2008-2022?

I redditi della popolazione residente in Italia mostrano una crescita, ma come sono distribuiti?

Questo aspetto è cruciale per comprendere i cambiamenti sociali del Paese e la redistribuzione del carico fiscale. A tal fine, l’Osservatorio suddivide i contribuenti per classi di reddito dichiarato, evidenziando tre fenomeni significativi nel periodo 2008-2022:

  • aumentano i soggetti senza reddito: + 462mila individui dichiarano di non percepire alcun reddito;
  • si registra una leggera crescita del numero complessivo di contribuenti (+224mila);
  • in nota un incremento marcato dei “versanti” (+1,286 milioni), ossia coloro che versano effettivamente imposte.

In parallelo, si osserva un consistente spostamento dei dichiaranti dalle fasce di reddito più basse a quelle più alte, con particolare riferimento alla fascia media, tra i 20mila e i 29mila euro. Nel dettaglio:

  • i contribuenti con redditi lordi dichiarati fino a 20mila euro diminuiscono di 5,392 milioni;
  • quelli con redditi tra 20mila e 55mila euro aumentano di circa 4,856 milioni.

Tale fenomeno segnala un passaggio significativo verso le fasce di reddito superiori ai 20mila euro, osservabile anche tra i versanti:

  • le classi fino a 20mila euro si riducono di circa 4,095 milioni di soggetti;
  • le classi fino a 55mila euro crescono di 4,631 milioni.

Tuttavia, questi dati apparentemente positivi si intrecciano con una realtà preoccupante: nel 2022, il 45% della popolazione residente risulta privo di reddito, vivendo “a carico” del restante 55%. Questo squilibrio, come è facilmente intuibile, ha gravi implicazioni per la sostenibilità del welfare italiano.

Infine, analizzando gli importi versati per fasce di reddito, emerge una crescente disparità tra classi negli ultimi 15 anni:

  • le fasce fino a 29mila euro hanno contribuito con 14,72 miliardi di imposte in meno;
  • le fasce oltre i 29mila euro hanno visto un aumento del gettito di 46,57 miliardi.
andamento del numero di contribuenti

Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, ha così commentato questi dati:

“Risultanze che sembrano collidere nettamente con la narrazione di molti media e di buona parte della politica circa un progressivo impoverimento delle classi meno abbienti: al contrario, l’Osservatorio evidenzia una netta riduzione del carico fiscale a favore dei redditi fino a 20mila, che sono peraltro anche quelli che più beneficiano di bonus, detrazioni e altre forme di agevolazione.”

Le cause della possibile sparizione della fascia media

I dati evidenziano una crescente divaricazione tra le classi di reddito in termini di gettito fiscale. Le fasce più basse contribuiscono sempre meno, mentre la fascia media ha visto aumentare i propri versamenti di circa 50 miliardi di euro negli ultimi 25 anni.

Questo trend comporta un impoverimento della fascia media in termini di reddito netto disponibile, ovvero di denaro che “resta in tasca” ai contribuenti dopo il pagamento delle imposte. Secondo le elaborazioni di Itinerari Previdenziali sui dati dichiarativi del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), questa compressione della fascia media è attribuibile a due principali fattori:

  • carico fiscale sproporzionato: nel 2022, il 93,7% del gettito IRPEF è stato sostenuto da circa il 46,5% dei contribuenti con redditi superiori a 20.000 euro;
  • incentivi a ridurre il reddito dichiarato: molti sono spinti a rientrare nelle fasce di reddito immediatamente più basse, sia riducendo il proprio impegno lavorativo sia ricorrendo all’occultamento degli introiti (evasione fiscale).

Questa tendenza rappresenta un rischio grave, poiché potrebbe portare alla scomparsa della fascia media, storicamente pilastro del gettito fiscale italiano. Un simile scenario metterebbe a rischio la sostenibilità del welfare pubblico, sia dal punto di vista sanitario che previdenziale.

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