Come cambia l’assegno sociale nel 2024?
Come cambia l'assegno sociale nel 2023

Come cambia l’assegno sociale nel 2024?

L’assegno sociale, che dal 1° gennaio 1996 ha sostituito la pensione sociale, è una prestazione assistenziale prevista per tutti coloro che non hanno mai lavorato nel corso della vita e, di conseguenza, non hanno mai versato contributi previdenziali

Per questi soggetti è previsto dunque un trattamento minimo a tutela parziale delle esigenze in età avanzata, dal momento che spetta a partire dai 67 anni di età.

In questo articolo vedremo nel dettaglio quali sono i requisiti per ottenere l’assegno sociale INPS e quali sono i nuovi importi dell’assegno sociale 2024, sia per quanto riguarda la cifra riconosciuta, sia per il tetto massimo di reddito entro il quale spetta l’assegno. 

Vedremo, poi, che l’assegno sociale funge anche da parametro per alcune prestazioni previdenziali, tra le quali anche il riconoscimento della pensione integrativa sotto forma di capitale al 100% per i soggetti aderenti a un fondo pensione.

Assegno sociale: aumento 2024

L’Assegno sociale, o pensione sociale (che era la sua vecchia denominazione), è una prestazione assistenziale riservata a coloro che non hanno mai lavorato oppure non hanno diritto alla pensione derivante da contributi

Può essere richiesto da soggetti che risiedono in Italia, in particolare cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo.

Per fare domanda occorre possedere i seguenti requisiti:

  • età anagrafica pari ad almeno 67 anni;
  • residenza in via continuativa nel territorio italiano per almeno 10 anni;
  • reddito inferiore a 6.947,33 euro per le persone sole, che sale a 13.894,66 euro per le persone coniugate (si tratta di tetti fissati annualmente e, in questo caso, validi per il 2024).

Per quest’anno, l’importo dell’assegno sociale è stato fissato con la circolare INPS n. 1/2024 e innalzato a 6.947,33 euro annui, che corrispondono a 13 mensilità da 534,41 euro l’una.

Per il 2024, dunque, sono stati aumentati sia i requisiti reddituali entro i quali si può accedere a questa prestazione, sia l’importo della prestazione stessa, che passa dai 507,03 euro mensili del 2023 ai 534,41 del 2024.

Leggi anche il nostro approfondimento Legge di bilancio 2024: le novità a tema pensione

Assegno sociale in misura ridotta

L’assegno viene erogato in misura piena quando il reddito personale del richiedente è pari a 0 euro, mentre può essere riconosciuto in misura ridotta ai soggetti:

  • non coniugati che hanno un reddito inferiore all’importo annuo dell’assegno, dunque minore di 6.947,33 euro;
  • coniugati che hanno un reddito familiare compreso tra l’ammontare annuo dell’assegno (6.947,33 euro) e il doppio dell’importo annuo dell’assegno (13.894,66 euro).

In questo caso, gli aventi diritto riceveranno un assegno pari alla differenza tra il proprio reddito e l’importo dell’assegno sociale stesso.

Facciamo un esempio numerico: il nostro soggetto non è coniugato e ha un reddito annuo pari a 5.000 euro. Il suo assegno sociale sarà pari a 1.947,33 euro (differenza tra assegno sociale intero e reddito annuo del soggetto), per un importo di 149,79 euro per 13 mensilità.

I redditi presi in considerazione per stabilire il diritto a percepire l’assegno sono i seguenti:

  • redditi assoggettabili all’IRPEF, al netto dell’imposizione fiscale e contributiva;
  • redditi esenti da imposta;
  • redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta (vincite derivanti dalla sorte, da giochi di abilità, da concorsi a premi, corrisposte dallo Stato, da persone giuridiche pubbliche e private);
  • redditi soggetti a imposta sostitutiva, come interessi postali e bancari, interessi dei CCT e di ogni altro titolo di stato, interessi, premi e altri frutti delle obbligazioni e titoli similari, emessi da banche e Società per Azioni, ecc.;
  • redditi di terreni e fabbricati;
  • pensioni di guerra;
  • rendite vitalizie erogate dall’INAIL;
  • pensioni dirette erogate da Stati esteri;
  • pensioni e gli assegni erogati agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi;
  • assegni alimentari corrisposti a norma del Codice civile.

Sono invece esclusi dal computo:

  • i trattamenti di fine rapporto e le anticipazioni sui trattamenti stessi;
  • il reddito della casa di abitazione;
  • le competenze arretrate soggette a tassazione separata;
  • l’indennità di accompagnamento per invalidi civili, ciechi civili e le indennità di comunicazione per i sordi;
  • l’assegno vitalizio erogato agli ex combattenti della guerra 1915-1918.

Assegno sociale e prestazioni previdenziali e assistenziali

L’assegno sociale, oltre a essere una prestazione assistenziale di base per chi non ha mai lavorato o versato contributi lavorativi, è anche un parametro utile a stabilire l’accesso o meno ad altre prestazioni pubbliche e private. In particolare:

1. Pensione a 64 anni

La pensione anticipata contributiva è una forma di flessibilità in uscita introdotta dalla legge Dini del 1995, per la quale occorre rispettare tre requisiti contemporaneamente:

  • almeno 64 anni di età anagrafica;
  • almeno 20 anni di contributi, tutti versati con il sistema contributivo;
  • l’importo della pensione, determinato con il sistema contributivo, deve essere pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale INPS.

Dunque, per il 2024 si può accedere a questa pensione anticipata soltanto se la pensione determinata per il soggetto interessato è pari o superiore a 1.496,35 euro mensili. Se l’importo è inferiore, non è possibile accedere al beneficio del pensionamento anticipato.

2. Pensione minima

La pensione minima non va confusa con l’assegno sociale, perché spetta a chi ha lavorato e versato dei contributi. Tuttavia, chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio 1996, e dunque vede la propria pensione determinata con il solo sistema contributivo, ha un vincolo in più per accedere alla pensione minima, oltre ai 67 anni di età e agli almeno 20 anni di contributi.

Per aver accesso alla pensione minima, infatti, l’assegno deve essere almeno pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale, dunque a 801,62 euro mensili per il 2024. 

Pensione integrativa: quando si può ottenere il capitale al 100%

L’assegno sociale ha un importante punto di contatto anche con la previdenza complementare e, di conseguenza, con i fondi pensione come Telemaco. In particolare, si collega alla forma che può prendere la pensione integrativa, cioè la rendita o il capitale accumulato in un’unica soluzione

Ma andiamo per gradi.

Raggiunti i requisiti per il pensionamento, chi ha aderito a un fondo pensione ha la possibilità di scegliere fra tre tipologie di prestazione:

  • rendita per il 100%;
  • rendita (minimo 50%) e capitale (massimo 50%);
  • capitale 100%.

L’erogazione sotto forma di capitale al 100%, tuttavia, può essere richiesta soltanto se la posizione individuale maturata si attesta al di sotto di un valore limite, che viene aggiornato ogni anno e dipende dall’età dell’aderente, dal suo genere e dall’assegno sociale dell’INPS.

Soffermiamoci su quest’ultimo punto, ovvero il valore limite. Età e genere incidono nella sua determinazione perché si prendono in considerazione la speranza di vita dopo il pensionamento (le donne mediamente vivono più degli uomini) e, di conseguenza, la stima della durata del periodo in cui si percepirà la rendita, dal pensionamento fino al decesso.

L’ultimo parametro è invece l’assegno sociale. In particolare, si può chiedere il 100% di capitale solo se la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50% dell’assegno sociale, che come abbiamo visto nel 2024 è pari a 534,41 euro mensili (dunque l’importo di riferimento è pari a 267,21 euro).

Vediamo il conteggio, passo per passo:

  • si determina il 70% del montante accumulato negli anni di adesione, comprensivo dei rendimenti e al netto di imposte e costi;
  • si converte il 70% del montante in rendita mensile;
  • se il dato mensile così ottenuto risulta essere inferiore a 267,21 euro (la metà dell’assegno sociale stabilito per il 2024), allora sussiste la condizione per riscuotere l’intera prestazione sotto forma di capitale.

L’assegno sociale costituisce dunque il parametro per stabilire l’esiguità della rendita da pensione integrativa e l’opportunità per l’aderente di ottenere tutto quanto accumulato in un’unica soluzione e non in forma dilazionata nel tempo.

Per ulteriori informazioni vai alla nostra pagina Prestazioni dopo il pensionamento

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