Qual è la differenza tra gestione finanziaria attiva e passiva

Qual è la differenza tra gestione finanziaria attiva e passiva

Quando si parla di investimenti è fondamentale soffermarsi sul concetto di gestione finanziaria, che può essere attiva o passiva. Si tratta, come vedremo più nel dettaglio nel corso dell’articolo, di due forme di gestione assai differenti, a partire dagli obiettivi finanziari che perseguono; per questa ragione, è essenziale comprendere come funzionano e quali sono i vantaggi e svantaggi di entrambe.

In questo articolo analizzeremo il funzionamento della gestione finanziaria attiva, gli strumenti necessari per attuarla e gli obiettivi finanziari nel perseguirla. Dopodiché, vedremo le peculiarità della gestione finanziaria passiva, la relazione con gli indici di mercato di riferimento e le sue modalità di funzionamento.

Infine, vedremo quali sono le differenze fra queste due strategie e quali i fattori da tenere in considerazione quando si deve fare una scelta che riguarda la gestione delle proprie finanze.

Cos’è la gestione finanziaria attiva?

Come descritto nel nostro approfondimento Che cos’è l’Asset Allocation Strategica?, i fondi pensione, tramite l’Asset Allocation Strategica, definiscono un’allocazione ottimale delle risorse tenendo presente un orizzonte temporale di lungo periodo, partendo dal presupposto che il mercato tende a tornare “in equilibrio”

A tal fine, vengono definiti dei benchmark, ovvero parametri oggettivi di riferimento, che si compongono di uno o più indicatori finanziari comunemente utilizzati e individuati in conformità alla politica di investimento adottata per il fondo/linea di investimento. Il benchmark indica, in sintesi, la percentuale del patrimonio da impiegare nelle varie tipologie di strumenti finanziari

Di norma, il benchmark viene utilizzato anche per verificare il risultato della cosiddetta Asset Allocation Tattica, ovvero un’allocazione di breve/medio termine che, a seconda del contesto di mercato e delle scelte di gestione dei singoli gestori finanziari, può portare a un’allocazione delle risorse differente da quella strategicamente definita a monte.

La gestione finanziaria attiva è una modalità di investimento attraverso cui il gestore ha l’obiettivo di “battere” il proprio benchmark di riferimento, ovvero di perseguire un rendimento più elevato rispetto a quello medio del mercato di riferimento (ad esempio quello azionario o obbligazionario).

Con questa forma di gestione il gestore decide discrezionalmente, quindi, la composizione del portafoglio di investimenti e procede poi con iniziative specifiche, tra cui le seguenti:

  • il mantenimento del portafoglio nella sua composizione;
  • l’allocazione dinamica delle risorse, con spostamenti frequenti;
  • la vendita di alcuni strumenti;
  • l’acquisto di nuovi strumenti.

Si tratta di un tipo di gestione che richiede molteplici competenze. Infatti, per attuarla occorre mettere in campo diversi strumenti, quali:

  • l’asset allocation, cioè la politica di distribuzione percentuale degli investimenti fra le diverse classi di attività finanziarie (asset class), quali azioni, obbligazioni, titoli di Stato, ecc.;
  • lo stock picking, ovvero l’attività di selezione dei singoli titoli su cui investire;
  • il market timing, dunque la scelta temporale circa il mantenimento, l’investimento e il disinvestimento, in modo da trarre il massimo vantaggio dalle variazioni dei prezzi.

In buona sostanza, la gestione finanziaria attiva è un lavoro che non si può improvvisare e che richiede una conoscenza approfondita dei mercati. Per queste ragioni, non si tratta di un’attività adatta al grande pubblico degli investitori, ma richiede quasi sempre l’intervento di professionisti esperti e di società di gestione dei patrimoni.

Cos’è la gestione finanziaria passiva?

La gestione passiva, al contrario di quella attiva, è una tecnica di investimento che prevede che il gestore replichi la performance di uno o più benchmark. La gestione passiva è sicuramente una modalità di investimento più semplice da attuare e maggiormente adatta agli investitori privati. 

La gestione finanziaria passiva, o gestione indicizzata, comporta di norma la costruzione di un portafoglio di investimenti da detenere più a lungo termine, senza necessità di intervenire con frequenza sulla composizione degli impieghi.

Solitamente, la costruzione del portafoglio avviene replicando la composizione di un determinato indice di mercato, ad esempio lo Standard & Poor 500 (abbreviato S&P 500), il più importante indice azionario statunitense formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione (il valore totale delle azioni di un’azienda in circolazione sul mercato).

Pertanto l’obiettivo finanziario è, come detto, replicare l’andamento dei rendimenti dell’indice prescelto, senza operare attivamente sul mercato di riferimento.

Come si legge sul sito della Borsa Italiana:

“La gestione passiva è coerente con l’ipotesi di mercati efficienti: se i mercati sono efficienti non è possibile batterli sistematicamente al netto dei costi informativi, quindi un investitore razionale può decidere di adottare una strategia di gestione finalizzata a replicare l’andamento del mercato.”

In genere, per la gestione passiva si utilizzano gli ETF (Exchange-Traded Fund), strumenti di investimento che replicano specifici indici di mercato.

Quali sono le differenze tra gestione finanziaria attiva e passiva?

Per illustrare in modo chiaro le differenze tra queste due tipologie di gestione finanziaria, proponiamo una tabella di confronto:

Gestione finanziaria attivaGestione finanziaria passiva 
Comporta decisioni discrezionali  circa acquisto, vendita e mantenimento di determinati strumenti finanziari.Si basa sull’acquisto e il mantenimento di un determinato portafoglio, senza decisioni frequenti.
Ha l’obiettivo di superare il rendimento medio di un determinato mercato di riferimento.Ha l’obiettivo di replicare le performance di un determinato mercato di riferimento.
Comporta un coinvolgimento decisionale dell’investitore o del gestore.Comporta un minor impegno decisionale dell’investitore.
Può comportare costi elevati per via delle spese di gestione e delle commissioni di negoziazione.Può comportare costi più contenuti per via di una minore attività di negoziazione.

Entrambi gli approcci presentano vantaggi e svantaggi, dunque la scelta di avviare una tipologia di gestione o l’altra dipende da molteplici fattori, ad esempio le competenze in materia finanziaria dell’investitore, il suo livello di accesso alle informazioni, gli obiettivi di risparmio e investimento e la propensione al rischio.

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