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DDL Capitali: educazione finanziaria nelle scuole
DDL Capitali educazione finanziaria nelle scuole

DDL Capitali: educazione finanziaria nelle scuole

A partire dall’anno scolastico 2024/2025 l’educazione finanziaria entrerà nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, con l’obiettivo di formare futuri cittadini informati e consapevoli sulle tematiche finanziarie, assicurative e previdenziali.

In questo articolo vedremo cos’è l’educazione finanziaria, a partire dalla definizione fornita dall’OCSE, per poi scoprire qual è il livello di cultura finanziaria nel nostro Paese e perché è necessario incrementarlo.

Vedremo, poi, le previsioni introdotte con il DDL Capitali, approvato in via definitiva dal Senato, soprattutto in materia di educazione finanziaria nelle scuole.

Analizzeremo quindi i primi strumenti a disposizione delle scuole, dei dirigenti e dei docenti, a partire dalle linee guida prodotte dal Comitato Edufin.

Infine, scopriremo perché è fondamentale dotarsi di una buona cultura finanziaria e previdenziale fin da giovani.

Cos’è l’educazione finanziaria?

Prima di analizzare i contenuti del DDL Capitali, è fondamentale comprendere cos’è e che cosa serve l’educazione finanziaria e, di conseguenza, perché l’introduzione del suo insegnamento a scuola è così importante. 

Partiamo, dunque, dalla definizione fornita dall’OCSE:

“L’educazione finanziaria è il processo attraverso il quale consumatori, risparmiatori e investitori migliorano la propria capacità di comprensione dei concetti e dei  prodotti finanziari attraverso l’informazione, l’istruzione e/o i consigli, con l’obiettivo di sviluppare le competenze e le abilità per diventare più consapevoli dei rischi e delle opportunità finanziarie, per effettuare delle scelte più consapevoli, per sapere dove andare per chiedere aiuto e per adottare altre azioni efficaci al fine di migliorare il proprio benessere finanziario”.

Un processo educativo, dunque, che consente alle persone adulte di prendere le decisioni migliori per il proprio benessere e per quello delle persone care.

Tuttavia, le competenze finanziarie nel nostro Paese sembrano essere ancora molto limitate, nonostante il crescente interesse per la materia e la relativa attenzione da parte delle istituzioni.

I dati più recenti sul tema sono quelli rilevati dal Rapporto Edufin 2023, pubblicato dal Comitato ministeriale per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, dal quale emerge che:

  • l’autovalutazione degli italiani sull proprie conoscenze finanziarie è sotto la sufficienza (5,17 su una scala 1‐10);
  • meno della metà (44,3%) dei decisori economici delle famiglie italiane conosce 3 concetti di base di finanza, cioè tassi di interesse, inflazione e diversificazione degli investimenti;
  • la percentuale di italiani in possesso dei 3 concetti di base della finanza, si riduce notevolmente tra coloro con redditi bassi, le donne, le persone giovani e i residenti al Sud.

È in questo contesto che si inserisce la previsione del DDL Capitali di introdurre l’educazione finanziaria tra gli insegnamenti scolastici.

Leggi anche il nostro articolo Maggiori conoscenze di finanza tra gli iscritti ai fondi pensione.

Educazione finanziaria a scuola: cosa prevede il DDL Capitali?

La centralità dell’educazione finanziaria nel nostro Paese è stata riconosciuta dal cosiddetto DDL Capitali, il Disegno di legge n. 674-B approvato in via definitiva dal Senato della Repubblica, che si occupa di “Semplificazione in materia di accesso e regolamentazione dei mercati di capitali”.

Il DDL, infatti, all’art. 25 prevede una serie di “Misure in materia di educazione finanziaria”. In particolare. viene stabilita l’introduzione dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici

L’insegnamento rientrerà nelle ore previste per l’Educazione civica, configurandosi come una materia interdisciplinare e trasversale che coinvolgerà l’intero corpo docente nella costruzione di un percorso formativo su finanza, risparmio e investimento, con l’obiettivo di rendere bambini e ragazzi cittadini consapevoli e in grado di partecipare pienamente alla vita economica del Paese.

Ricordiamo che, a oggi, per l’educazione civica sono previste 33 ore annue di lezione – in genere con una cadenza di circa un’ora a settimana – da distribuire fra i diversi docenti, con il coordinamento di un insegnante responsabile. In questo monte ore verrà integrata anche l’educazione finanziaria, a partire dalla scuola primaria e poi fino alla secondaria di secondo grado, ovviamente con vari livelli di approfondimento a seconda dell’età degli alunni.

Per quanto concerne i contenuti del percorso di istruzione, il DDL afferma quanto segue:

“il Ministero dell’istruzione e del merito determina i contenuti d’intesa con la Banca d’Italia, la Commissione nazionale per le società e la borsa, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, sentito il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria e sentite le associazioni maggiormente rappresentative degli operatori e degli utenti bancari, finanziari e assicurativi.”

Dunque, programmi e strumenti sono ancora tutti da definire.

Educazione finanziaria: le linee guida del Comitato Edufin

Sebbene la programmazione sia ancora in via di definizione, esiste già un importante strumento didattico prodotto dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin), ovvero le Linee guida per lo sviluppo delle competenze di educazione finanziaria nella scuola, che rappresentano 

“uno strumento messo a disposizione dei dirigenti scolastici e dei docenti per inserire l’insegnamento dell’educazione finanziaria nel piano dell’offerta formativa. Si tratta di un documento il cui scopo è assicurare che l’educazione finanziaria venga trattata in modo uniforme sul territorio, affrontandone tutti i suoi aspetti”.

Queste linee guida sono suddivise, per i due cicli di istruzione, nei diversi gradi scolastici (scuola primaria, scuola secondaria di I grado e scuola secondaria di II grado) e, per ciascun grado, sono presi in considerazione i diversi ambiti di intervento:

  • denaro e transazioni;
  • pianificazione e gestione delle finanze;
  • rischio e rendimento;
  • ambiente finanziario.

Alle linee guida, il Comitato Edufin affianca anche le Indicazioni operative per l’insegnamento dell’educazione finanziaria, che forniscono spunti, materiali e supporti operativi ai docenti che saranno coinvolti nei nuovi progetti educativi. 

Questo documento si occupa di:

  • segnalare le materie che potrebbero essere maggiormente coinvolte;
  • segnalare il grado scolare (classe), anche se a puro scopo indicativo, a partire dal quale quel determinato traguardo di abilità potrebbe essere raggiunto;
  • dare alcune esemplificazioni di percorsi e di attività per facilitare la comprensione e l’implementazione delle linee guida da parte delle scuole.

Infine, a questi strumenti andranno poi aggiunti i contenuti condivisi tra il Ministero e tutti gli attori coinvolti e menzionati nel testo del DDL.

Educazione finanziaria e previdenziale: perché partire dalla scuola?

L’educazione finanziaria è una materia che abbraccia anche i temi assicurativi e previdenziali. Quest’ultima tematica è fondamentale che venga affrontata quanto prima da bambini e ragazzi, in modo che imparino a valorizzare la risorsa più preziosa di cui sono dotati fin dalla nascita: un orizzonte temporale ampio per i progetti di risparmio e investimento con finalità previdenziali.

Imparare fin dai banchi di scuola come funziona il sistema previdenziale obbligatorio, quali sono le criticità emerse a causa della combinazione tra sistema a ripartizione (i figli che pagano le pensioni dei genitori attraverso i propri contributi da lavoro) e inverno demografico, con il crollo delle nascite e l’innalzamento della speranza di vita, è utile a prendere decisioni ragionate e consapevole fin dal primo impiego o addirittura fin dalla destinazione dei primissimi risparmi.

Avere buone basi di educazione finanziaria fin dalla giovane età è il primo passo per progettare il proprio futuro previdenziale in maniera efficace, ad esempio ottimizzando la propria presenza in un fondo pensione per costruire la pensione integrativa futura sfruttando il tempo a disposizione e accantonando somme di importo sostenibile rispetto alle necessità di consumo che la vita fa emergere.

Per approfondire questo tema, leggi anche il nostro articolo I vantaggi della pensione integrativa per i giovani.

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